Sviluppare Applicazioni Mobili è, per certi versi, entusiasmante. Vedere la propria creazione su tanti smartphone è una grande soddisfazione. Ma a volte organizzare lo sviluppo di un’app può diventare snervante; pensare da quale dispositivo cominciare, come adeguarla ai migliaia di schermi in circolazione, sviluppata per un Os si deve ricominciare con un altro, e via così. Come fare allora, soprattutto se si deve sviluppare in tempi brevi?
Ci vengono in aiuto le app “ibride”, applicazioni sviluppate una volta che possono essere distribuite su molteplici piattaforme. Ma come funzionano? Solitamente, le app ibride, sono delle web page create tramite l’utilizzo di HTML5, Css3 e JavaScript, alle quali si possono aggiungere librerie o framework in circolazione che velocizzazione ancora di più il disegno della nostra applicazione. Creata l’interfaccia e le funzioni di base, si ricorre a progetti quali Cordova, Ionic, ecc che fungono da strato intermedio tra la nostra “interfaccia” e lo smartphone che dovrà ospitarla. Questo avviene perché Cordova (come tutti gli altri) tramite le funzioni javascript, va a creare la nostra app nel linguaggio del sistema operativo a cui è destinata alla quale aggiungiamo i plugin che permettono di gestire i servizi interni al proprio smartphone (geolocalizzazione, camera, ecc).
Ora la questione è: “se è possibile sviluppare un’app così facilmente, perché si continua a sviluppare app in modo nativo?”.
Beh, le app ibride, se da un lato richiedono tempi e costi ridotti, sono sempre interfacce grafiche compattate per girare su uno smartphone e soffrono di rallentamenti e funzioni limitate. Lo sviluppo nativo, al contrario, permette di creare app con performance superiori e che si incastrino perfettamente nel sistema operativo che le fa girare.
Quindi, meglio nativo o ibrido? Rispondere non è facile e molto dipende dal tipo di applicazione che si vuole sviluppare. Sta a noi, caso per caso, decidere che strumento usare. Però è bello sapere che abbiamo a disposizione tutti questi strumenti.